Circostanze attenuanti by Joyce Carol Oates

Circostanze attenuanti by Joyce Carol Oates

autore:Joyce Carol Oates [Oates, Joyce Carol]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La Tartaruga
pubblicato: 2024-02-17T14:36:04+00:00


Siamo tornati all’Hilton e lui ha fatto qualche telefonata, poi è uscito, dicendo che sarebbe stato via per un po’. Ho guardato la televisione, mi sono lavata i capelli e ho finito lo champagne che avevamo preso la sera prima; si era fatto tardi, ma ero troppo agitata per dormire. Avevo le tende aperte e guardavo il Vegas World, l’edificio più alto, con tutte le luci colorate come fuochi d’artificio. Ma ovunque sulla Strip c’erano delle luci: il Sahara, l’Oasis, il Golden Nugget, il Caesar’s Palace e tutto il resto. In lontananza c’erano le montagne, che non si vedevano, e io ho visto solo dal cielo e andando e tornando dall’aeroporto in taxi.

Verso le quattro del mattino, quando avevo preso sonno con tutte le luci accese, Sonny è tornato in camera. Era così ubriaco che quasi sembrava sobrio. Si è seduto sul bordo del materasso e si massaggiava il petto con entrambe le mani come se gli facesse male dentro. Con voce calma ha detto: Ho condotto una vita sbagliata. Ho fatto cose sbagliate. Sapevo che erano sbagliate nel momento stesso in cui le facevo, ma le ho fatte comunque. Le ho fatte comunque: questa parola l’ha tirata fuori lentamente, in un sussurro.

Ha cominciato a piangere ed era penoso da guardare. Mi implorava di non lasciarlo adesso che la sua fortuna si era temporaneamente esaurita.

Ho pianto anch’io. Gli ho detto che sarei rimasta con lui per tutto il tempo che voleva.

Lui ha aggiunto: Non vengo da dove ho detto. Sono di un altro posto. Non sono nemmeno dell’Oklahoma. Sono stato un pessimo marito e padre. A casa c’erano delle persone che mi volevano bene e si fidavano di me, e io le ho deluse. Le ho deluse un sacco di volte. In questo momento non sanno nemmeno dove mi trovo.

In pratica gli stavo cullando la testa, china su di lui. Gli ho detto: Non pensarci adesso, Sonny, e lui ha ribattuto: Non pensarci adesso? Quando cazzo dovrei pensarci, allora?

Ma subito dopo ha cambiato tono: Bambolina. Sono un uomo morto.

Cosa? ho chiesto.

Sto morendo, sto per morire, mi ha detto. Sono quasi morto.

Ma sei serio? Devo chiamare un…

Non puoi lasciarmi ancora, ha detto, afferrandomi forte il braccio. Sai che sono pazzo di te; ti amerei, se potessi.

Non aveva senso, così gli ho chiesto: Tu puoi amarmi, perché dici di no? E lui mi ha risposto subito con un certo tono, come se avessimo litigato: Bambolina, se potessi, lo farei.

A quel punto mi prende per i fianchi così forte da farmi male e mi spinge giù sul letto. Poi mi salta addosso palpando e grugnendo e facendo questo terribile suono rauco e singhiozzante, e io me ne sto lì senza aiutarlo granché, ma aspettando che finisca. Penso: non può farcela, è troppo ubriaco, o troppo malato, o troppo vecchio, ed è più o meno così che è andata, credo, ma non ho prestato molta attenzione, ho chiuso gli occhi e ho visto un sacco di cose che non avevano nulla a che fare con lui o con quello che stava succedendo.



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